Sta circolando all’impazzata una notizia che riguarda il Covid-19 e la permanenza del virus nell’aria per tre ore.
Prima di tutto chiariamo che si tratta di uno studio “vecchio”, che risale allo scorso 17 marzo 2020 e che invece viene fatto passare per recente. Evidentemente alcuni quotidiani non sanno più cosa scrivere per attirare l’attenzione.
Addirittura si sono messe le mani avanti prospettando una revisione da parte dell’OMS sulle precauzioni da prendere in base ai risultati di questa ricerca.
E’ bastato che una testata tirasse fuori tale notizia e diversi altri quotidiani hanno seguito a ruota l’onda dell’allarmismo senza indagare prima sulle fonti.
Bastava andare sul sito internet della rivista che ha pubblicato la ricerca (The New England Journal of Medicine), ripresa poi anche dal NIH (National Institute of Allergy and Infectious Diseases) e poi sul portale web dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
In basso trovate i collegamenti alle due fonti ufficiali.
Lo studio è stato pubblicato il 17 marzo, mentre la precisazione dell’OMS è avvenuta in data 29 marzo, proprio in seguito alla divulgazione della notizia da parte dei media.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità conferma che la trasmissione del nuovo Coronavirus avviene tramite goccioline, le quali vengono scambiate tra individui attraverso colpi di tosse, starnuti, conversazione ravvicinata e contatto.
Tale trasmissione avviene quando i soggetti sono vicini uno all’altro, entro un metro di distanza e la persona ammalata di Covid-19 starnutisce, tossisce mentre l’altra viene a contatto (tramite naso, bocca, occhi) con le goccioline emesse.
Si può contrarre il virus anche tramite il contatto di superfici da poco toccate dalla persona infetta, sempre a causa del rilascio di goccioline (ad esempio con un colpo di tosse sulla mano e poi passando la mano su un tavolo, che a sua volta viene toccato da un’altra persona, la quale successivamente si porta la mano al viso).
Veniamo alla questione dello studio che parla delle famose tre ore di resistenza del Coornavirus nell’aria.
L’OMS avverte che i risultati ottenuti da queste ricerche debbano essere interpretati con cautela e attenzione.
In merito alla pubblicazione del New England of Medicine, si deve prima di tutto sapere che tali studi sperimentali sono stati effettuati generando aerosol con un nebulizzatore mica da poco (“three-jet Collison nebulizer“) e alimentato da un “Goldberg drum”. Si tratta di un dispositivo particolarmente potente che non riflette in alcun modo le condizioni reali in cui vivono le persone.
Perciò, il fatto che tale ricerca abbia portato a constatare che il Covid-19 resista fino a tre ore nell’aria è del tutto fuorviante, perché l’ipotesi è nata da una forzatura delle condizioni, in un ambiente controllato con un generatore di aerosol.
Le uniche situazioni paragonabili a quelle ricreate in laboratorio si possono trovare negli ospedali in procedure particolari come ad esempio l’intubazione tracheale, la broncoscopia, aspirazione aperta, trattamenti nebulizzanti, ventilazione manuale prima dell’intubazione. Insomma, casi specifici, non di vita quotidiana.
Più che una bufala sembra si tratti di errata interpretazione dei risultati, soprattutto da parte dei media.
Ribadisce infine “The virus that causes COVID-19 is mainly transmitted through droplets generated when an infected person coughs, sneezes, or speaks. These droplets are too heavy to hang in the air. They quickly fall on floors or surfaces“.
(L’ultima frase potrebbe essere tradotta così: “Le goccioline sono troppe pesanti per rimanere sospese nell’aria, queste cadranno velocemente a terra o sulle superfici“).
Al momento, dunque, l’OMS continua a consigliare l’utilizzo di mascherine e guanti a coloro che sono stati contagiati e quelli che sono a contatto con qualcuno risultato positivo al test.
Risorse
- Aerosol and Surface Stability of SARS-CoV-2 as Compared with SARS-CoV-1
(Articolo sul New England Journal of Medicine) - Modes of transmission of virus causing COVID-19: implications for IPC precaution recommendations
(Articolo sul sito dell’OMS-WHO)