Pagina aggiornata il 11 Marzo, 2024
Storie di un’ordinaria famiglia torinese.
Questa rubrica vuole essere un modo semiserio di raccontare le esperienze di una “tipica” famiglia torinese composta da mamma Laura, papà Paolo, Alberto 5 anni e Camilla 6 mesi e mezzo, con lo scopo di offrire e ricevere spunti, consigli su cosa fare con i nostri pargoli, potendo contare su tempi e budget piuttosto limitati.
Per questo primo appuntamento vi descrivo una gita al Santuario di S. Elisabetta a Colleretto Castelnuovo domenica 24 febbraio 2008.
Sgombriamo subito il campo dagli equivoci, nonostante il titolo della rubrica e la meta della gita, rappresentiamo una famiglia laica, per cui raramente troverete descrizioni di luoghi o avvenimenti a tema religioso.
L’interesse per questo Santuario è dovuto a due aspetti principalmente: la posizione e l’abitudine di portare i fiocchi di nascita che vengono appesi lungo i lati.
Ma andiamo con ordine, innanzi tutto dov’è e come ci si arriva.
S. Elisabetta si trova nella Valle Sacra, è raggiungibile da Torino in poco più di un’ora di macchina. Dirigendosi verso Cuorgnè è possibile vedere la bianca figura del Santuario che si staglia ai piedi del Monte Quinseina.
La strada che si inerpica da Cuorgnè fino al Santuario, a oltre 1.200 metri di altezza, non è certo delle più ampie e ben tenute, con numerosi tornanti che permettono il passaggio di un solo veicolo per volta. Da anni si parla di un rifacimento e allargamento della strada ma per ora nulla è stato fatto! Fortunatamente il luogo non è ancora così rinomato (mi raccomando non spargete troppo la voce!) per cui il numero di veicoli che si incontrano lungo la strada difficilmente supera le dita di una mano.
Una volta arrivati, il Santuario dispone di un ampio parcheggio e anche lungo la strada non mancano i posti dove lasciare la macchina. A questo punto, se la giornata è bella, andate sulla parte anteriore della chiesetta e godrete di un meraviglioso panorama che si estende per 270 gradi su tutto il Canavese e il torinese, mentre nella restante parte avrete l’imponente sagoma del Monte Quinseina.
L’aspetto che ci ha reso particolarmente caro questo luogo è l’interno, non aspettatevi una Cattedrale, il Santuario è poco più di una chiesetta di montagna che avrebbe bisogno di un po’ di restauri, ma è decorata con tinte pastello rosa e azzurro e al suo interno ospita decine di fiocchi di nascita portati nel corso degli anni (i più vecchi che ho visto risalgono al 1995).
Ieri è stata l’occasione per portare, insieme a un’altra coppia di amici anche loro genitori di una bimba di 4 mesi, il fiocco della nostra piccola Camilla che abbiamo messo a fianco a quello di Alberto che avevamo portato dopo la sua nascita5 anni fa e che è rimasto sempre in bella vista.
Oltre al Santuario e al punto panoramico è presente un piccolo impianto sciistico, adatto a principianti e bambini in quanto il numero di presenze non è proprio lo stesso di una domenica mattina all’Ikea e la discesa non sembra particolarmente impegnativa (ma sono profano dello sci per cui declino ogni responsabilità per clavicole o legamenti lasciati sulla neve).
Area attrezzata per pic-nic, parapendio, passeggiate varie e ricerca funghi completano le attrazioni del posto, oltre alla buona cucina del ristorante Minichin, tanto per farvi un’idea ieri in 4 abbiamo mangiato 5 antipasti (4 albesi e 1 vlo au vent) 2 primi (agnolotti alla piemontese) 3 secondi (polenta con salsiccia e costolette di maiale in umido) e 4 dolci fatti in casa (2 bunet, 1 crème caramel e 1 crostata alla frutta) ½ litro di rosso, acqua e caffè per totali 74 euro.
(Paolo Sponza)