Pagina aggiornata il 6 Dicembre, 2022
Presenti i familiari, gli amici, i colleghi di Antonio, Roberto, Angelo, Bruno, Giuseppe, Rosario e Rocco. I sette operai che hanno perso la vita, lo scorso dicembre, nell’impianto delle acciaierie tedesche di corso Regina Margherita a Torino.
A presentare la pellicola, presso la fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Giuseppe Castronovo (nella foto in alto, seduto al centro), presidente del Consiglio comunale di Torino, e l’autrice del film documentario, Simona Ercolani (nella foto in alto, seduta a sinistra).
Un documentario toccante che comincia con l’incisione di una lapide. Uno per uno compaiono i nomi delle sette vittime, decedute durante l’incendio alla Thyssenkrupp, scanditi con un suono in sottofondo, un rumore che ricorda quello di un macchinario adibito al taglio di lamiere.
Si cerca di ricostruire quei terribili momenti, i movimenti, la disperazione dei sopravvissuti che non sapevano più cosa fare per salvare i compagni, investiti da un’onda di fuoco.
Ma l’estintore era scarico, il telefono non era collegato con il filo, i vigili del fuoco non rispondevano, o meglio hanno risposto dicendo che erano impegnati da un altra parte (come testimonia un addetto, presente quel giorno).
Un dramma senza fine. Un rammarico per ciò che si sarebbe potuto fare per evitare una strage annunciata ma che non si è fatto. Annunciata si perchè, come scrivemmo la mattina seguente al rogo e come hanno ricordato alcuni dipendenti dell’acciaieria (citando comunicati aziendali contenenti promesse d’interventi per la sicurezza), la Thyssenkrupp sapeva che i propri impianti non erano sicuri. Lo si può chiaramente verificare in un comunicato presente sul sito dell’azienda, con data 12 luglio 2007; il titolo è “Prevenire è meglio che spegnere”… non sembra assurdo?
Prevenire è meglio che spegnere:
“Il sistema antincendio della ThyssenKrupp Acciai Speciali punta su prevenzione e protezione“
12 luglio 2007 (Sito della ThyssenKrupp)
In un documento, presentato nel filmato, scritto da un dirigente delle acciaierie tedesche e, poi, sequestrato dagli organi di giustizia, si faceva presente che la ThyssenKrupp non era responsabile dell’incendio torinese e che la colpa era degli operai, troppo distratti… Gli alti dirigenti tedeschi hanno poi preso le distanze da tale documento.
Nel film vengono anche raccontati altri “abusi” sul mondo del lavoro, come l’altra tragedia piemontese, a Fossano, dove, sempre per un’esplosione, negli stabilimenti Molino Cordero persero la vita cinque dipendenti; era l’agosto del 2007.
Come ha detto poi la moglie di una delle vittime:
“Non importa se un operaio muore sul posto di lavoro in una grande città durante un mese invernale oppure se perde la vita in agosto, in una piccola cittadina… tutti devono essere considerati allo stesso modo con la stessa dignità, perché è assurdo che una persona esca di casa per andare a lavorare e la sera non torni a casa…”.
Niente di più vero. Purtroppo siamo particolarmente influenzati dai media e dalla loro “flessibilità nell’informazione”. Alcuni eventi sono portati in prima pagina per giorni, con inchieste, speciali, dossier per poi perdersi nei meandri del “ti ricordi quell’incendio?”.
Altri eventi, invece, finiscono direttamente nei trafiletti della cronaca locale, pur essendo di pari gravità. Ad ogni modo, con il trascorrere del tempo, passano di moda e, nel caso in cui non si sia fatto qualcosa a livello politico e istituzionale per evitare future tragedie, finchè il ferro è stato caldo (e giornali, tv ne hanno parlato)… beh, allora, tutto finisce nel dimenticatoio e rimaniamo così, come prima, in attesa della prossima strage da raccontare.
Le vittime della ThyssenKrupp:
Antonio Schiavone, 36 anni
Roberto Scola, 32 anni
Angelo Laurino, 43 anni
Bruno Santino, 26 anni
Giuseppe DeMasi, 26 anni
Rosario Rodinò, 26 anni
Rocco Marzo, 54 anni
Le vittime della Molino:
Mario Ricca, 44 anni
Massimiliano Manuello, 43 anni
Marino Barale, 38 anni
Valerio Anchino, 44 anni
Antonio Cavicchioli, 51 anni