Pagina aggiornata il 16 Aprile, 2020
Avevamo promesso lo scorso anno, in occasione della notizia sull’edizione numero zero della corsa ciclistica “Dakar-Bamako”, di continuare a seguire questo nobile progetto sportivo e solidale anche nell’edizione numero uno. Ogni promessa è debito ed eccoci qui a raccontare della corsa di quest’anno, ribattezzata “il silenzioso tour della solidarietà” perché appunto completamente organizzato con il mezzo di trasporto più silenzioso al mondo: la bicicletta!
Il progetto è stato voluto e sostenuto fin dalla sua nascita dalla UISP (Unione Italiana Sport Popolare), in collaborazione con il comitato “Bici d’Italia in Africa” e la Fondazione Monte dei Paschi di Siena; e si è svolto ancora una volta nei territori del Senegal e del Malì. Non è stata una competizione sportiva ma una missione di solidarietà internazionale. Lo scorso anno alla partenza di Dakar c’era una rappresentanza del ciclismo senegalese e 14 ciclisti italiani, con la prestigiosa presenza del pluricampione olimpico di pentathlon moderno Daniele Masala.
Per l’edizione 2010 hanno partecipato 22 ciclisti italiani, fra cui l’ex arbitro internazionale Luigi Agnolin, oltre a una selezione di corridori delle nazionali del Mali e del Senegal.
Nella delegazione anche una presenza piemontese: Roberto Rinaldi, presidente territoriale UISP Ciriè-Settimo, che ha partecipato alla missione in rappresentanza di Peace Games, l’Organizzazione Non Governativa UISP che si occupa dei progetti di cooperazione sviluppo internazionale.
Si deve a lui la possibilità, per l’Eco di Torino, di poter illustrare questa iniziativa.
Il Tour è partito il 15 febbraio dalla capitale del Mali Bamako e si è concluso domenica 21 febbraio, con l’arrivo dei ciclisti, italiani e africani, nella capitale senegalese Dakar. Il tour si è svolto su sei tappe, due nel Mali e le altre in territorio Senegalese. La kermesse ciclistica, oltre che a costituire un evento sportivo, ha voluto centrare un obiettivo solidale: passare per le località dove sono in corso progetti di cooperazione internazionale attuati da ONG italiane, con la volontà di sostenerli ed ampliarli come è avvenuto in occasione della tappa di Yenne, nell’entroterra senegalese, dove si è contribuito alla realizzazione della biblioteca della scuola.
Roberto Rinaldi ha consegnato agli alunni dell’istituto una gran quantità di libri per bambini in lingua francese.
Questi libri -come ci ha ricordato Rinaldi- sono stati raccolti dai ragazzi della FSGT (Fédération Sportive et Gymnique du Travail), una grande associazione sportiva francese partner di UISP e costituiscono un segno tangibile di cooperazione veramente internazionale.
A Foudiouigne, un paese di pescatori nel delta del Saloum, oltre a vivere in povertà gli abitanti -pur praticando la pesca- non sanno nuotare. In questo caso è venuto in loro soccorso, attraverso il progetto della ONG COSPE, una rete di esperti delle Leghe UISP di Nuoto, Vela, Sub e Calcio, con stage di formazione di due giorni per i ragazzi locali. E non è che l’inizio: sono infatti previsti corsi di formazione per insegnanti nel mese di settembre, in modo da rendere autonoma la popolazione nell’apprendimento della capacità natatoria.
Il Tour ha avuto anche dalle autorità locali un grosso apprezzamento. Alla partenza da Bamako la carovana è stata accolta dal sindaco; a Thies il via della tappa è stato dato dal ministro dello Sport. Domenica 21 febbraio la carovana ha completato i 700 chilometri del tour con l’arrivo a Dakar, capitale del Senegal, dopo aver coperto i 100 chilometri dell’ultima tappa. Nonostante il caldo e il forte vento quest’ultima fatica ha avuto un momento magico quando alla periferia di Dakar un centinaio di ciclisti senegalesi si sono uniti al gruppo e insieme sono arrivati sino al centro della città. Al termine del tour il gruppo è stato ricevuto dall’Ambasciatore Italiano Giuseppe Calvetta. Grande soddisfazione ha dichiarato all’arrivo Filippo Fossati, presidente nazionale Uisp a conclusione di questa settimana africana
Sappiamo di aver aperto una strada fatta di sport che si mette al servizio di progetti di cooperazione e solidarietà internazionale. E lo fa silenziosamente ma concretamente: con noi sono venuti in Africa molti volontari che si sono fermati nelle città dove vengono portati avanti i progetti di cooperazione allo sviluppo, con le loro competenze di operatori sportivi e con molte attrezzature da mettere a disposizione delle popolazioni. Perché, soprattutto qui, lo sportpertutti (da sempre il motto dell’UISP n.d.a.) è innanzitutto salute, prevenzione e sviluppo di abilità legate alla sopravvivenza.
Vedi anche: Bamako-Dakar 2011.
(Dario De Vecchis)