Pagina aggiornata il 19 Aprile, 2024
Torino ricorda ogni anno un triste avvenimento, poco noto ai cittadini e spesso non presente nei libri di storia.
Come molti sapranno la città piemontese è stata la prima capitale d’Italia a partire dall’unificazione nazionale, nel 1861. Tuttavia, questo riconoscimento doveva essere solo transitorio, in attesa di portare la sede a Roma.
Nel frattempo, però, è accaduto qualcosa di inaspettato. Nel 1864 fu deciso, a sorpresa, di spostare momentaneamente la capitale in Toscana, a Firenze.
I torinesi non la presero bene, non furono affatto d’accordo con questa scelta e organizzarono una manifestazione di protesta in piazza San Carlo, il 21 e il 22 settembre di quell’anno.
Non si sa con esattezza come sia iniziato il tutto ma i fatti che seguirono questa iniziativa popolare furono davvero drammatici e l’epilogo fu una vera e propria strage di civili.
L’esercito del Re, mandato in piazza a sedare gli animi fu protagonista di un omicidio di massa.
Probabilmente erano soldati inesperti, non adatti al compito assegnato, perché ad un certo punto iniziarono a sparare ad altezza uomo, uccidendo così ben 52 cittadini, disarmati, che volevano solo esprimere in pubblico la propria opinione. I feriti furono 187.
Un comportamento gravissimo, all’alba di una società democratica, che voleva tutelare il diritto di parola e di opinione.
Ecco una testimonianza dell’ingegnere inglese Woolbert, impiegalo nella Compagnia delle ferrovie sarde:
“…verso le 3 pomeridiane udii un rumore insolito nella piazza. Affacciatomi alla finestra per vedere quello che fosse […] vidi due uomini ben vestiti che portavano bandiere e gridavano, circondati da vari altri di apparenza egualmente rispettabile e seguiti da forse cento a centocinquanta curiosi quali sempre s’incontrano quando succede alcunché nelle strade.
Tutto ad un tratto vidi una colonna di circa 60 poliziotti guidati da un ufficiale uscir fuori dalla Questura ed avanzarsi a passo ordinario verso gli uomini che portavano le bandiere. Giunti vicino a questi ultimi che stavano quasi sotto i nostri portici, l’ufficiale afferrò una delle bandiere, ed i suoi uomini, quasi ad una parola di comando, sguainarono simultaneamente le loro spade e ruppero i loro ranghi, alcuni irrompendo sotto i portici, ed altri menando colpi a diritta ed a sinistra sulla folla che fuggiva da ogni parte.
I poliziotti inseguirono i fuggitivi ed apparentemente senza fare alcuna scelta li trassero alla Questura percuotendoli nella più parte dei casi e lungo il tragitto. Non vidi il menomo esempio di resistenza, ma quello che io osservai, si fu vari gruppi da cinque a sei poliziotti che maltrattavano colle loro armi individui isolati. Questo continuò sino a che i poliziotti rientrarono in Questura coi loro prigionieri“.
(Fonte: Inchiesta giudiziaria “Fatti avvenuti in Torino nei giorni 21 e 22 settembre 1864“)
Ogni anno anno, come è da tradizione, la Città di Torino omaggia questi 52 torinesi con una cerimonia ufficiale e la deposizione di una corona di fiori, vicino alla lapide realizzata per ricordare un tragico avvenimento, contro i diritti dell’individuo.