Pagina aggiornata il 11 Dicembre, 2024
In principio fu SAI (Società Assicuratrice Industriale, nata nel 1921). Poi, a partire dal 31 dicembre 2002, in seguito alla fusione con La Fondiaria di Firenze, divenne Fonsai (Fondiaria Sai, con sede principale a Torino). Dal 2014 l’unione con Unipol e la creazione di un nuovo polo assicurativo: UnipolSai.
Nel corso di oltre un secolo di storia, Torino ha mantenuto sempre un ruolo importante. In città vi sono diverse realtà legate al Gruppo Unipol, come ad esempio la centrale operativa di UnipolAssistance.
La società assicuratrice può oggi contare su numerosi dipendenti, nel capoluogo piemontese. L’emergenza sanitaria, dovuta al Covd-19, sembrava aver aperto la strada allo smart working, il famoso “lavoro agile”.
Negli ultimi quattro anni in tanti hanno usufruito della possibilità di lavorare da casa, con tutti i pro e i contro del caso. Poi, pian piano, le aziende hanno iniziato a pensare che non fosse una scelta particolarmente proficua. Così, il numero di giorni a settimana, al mese, di “telelavoro” (come si chiamava un tempo) ha cominciato a diminuire.
Quest’anno, ad esempio, per quanto riguarda i lavoratori del Gruppo Unipol impiegati nelle sedi torinesi, si poteva usufruire di un giorno a settimana (quattro al mese) di smart working.
Per fine anno i dipendenti dell’azienda assicuratrice attendevano una nuova decisione che avrebbe modificato il rapporto casa-lavoro. Le ipotesi erano tante, le voci di corridoio pure, ma quello che è venuto fuori dalle “trattative” tra sindacati e Unipol ha stupito la maggior parte dei lavoratori.
A quanto pare verrà richiesto, ad ogni dipendente, di effettuare una scelta:
- tornare a lavorare come prima del Covid-19, ossia 37 ore settimanali, da lunedì a venerdì, “fisicamente” nella propria sede di riferimento;
- oppure lavorare quattro giorni (la cosiddetta “settimana corta“), da lunedì a giovedì o da martedì a venerdì, ma per nove ore giornaliere, per un totale di 36 ore settimanali.
In ogni caso la modalità smart working, nella sua parabola discendente, pare giunta al capolinea. L’unica eccezione riguarda chi lavora nei contact center.
La proposta dovrebbe, da quanto si è capito, essere estesa a tutto il personale in forza sul territorio italiano.
Una scelta non facile, soprattutto per chi ha famiglia e bambini piccoli. Un giorno libero in settimana farebbe sicuramente comodo, ma lavorare nove ore, alle quali si aggiunge l’ora di pausa, significherebbe tornare a casa tardi, giusto per cena.
Dalle prime dichiarazioni, infatti, sembra che la “settimana corta” non piaccia molto ai lavoratori di Unipol.
Qualcuno si è mobilitato per raccogliere firme online (su Change.org, in questo momento, vi sono più di 3.000 firmatari), soprattutto per la posizione presa dai sindacati: “Nonostante la nostra proposta fosse quella di estendere e potenziare lo Smart Working (8 giorni per tutti senza distinzione), riteniamo comunque importante valutare con attenzione la proposta aziendale” (si legge in un comunicato Fisac/Cgil).
Il sindacato punta sulla possibilità del giorno libero in più a settimana e la diminuzione delle spese legate a trasporti e pranzi.
“Come Sindacato -continua il comunicato Fisac-, pur consapevoli che si tratti soprattutto di un’iniziativa aziendale, riteniamo che la proposta della settimana corta sia un tema degno di essere approfondito, discusso e migliorato per arrivare ad un accordo vantaggioso per tutti“.
I dipendenti non hanno molto gradito questa “passività” del sindacato di fronte a una decisione presa dall’azienda, senza una vera trattativa che tenesse in considerazione le esigenze dei lavoratori.
Un brutto colpo per chi pensava allo smart working come prospettiva per il futuro.